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Con l’evoluzione della tecnologia e dei computer, sono migliorati diversi aspetti in tanti ambiti informatici, tra cui anche la grafica. Sono lontanissimi, ad esempio, i tempi in cui monitor e i videogames presentavano una nitidezza e una qualità delle immagini davvero scarse. Tutto questo si deve anche all’avvento della tecnica dell’Anti Aliasing nel gaming, che consente di migliorare la visione di un videogioco e limitare determinati effetti visivi distorsivi durante il suo svolgimento.

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Come accennato, con i primi computer la qualità e la visione di un videogame era alquanto imperfetta, successivamente le schede grafiche ed i sistemi relativi hanno visto un considerevole miglioramento. Tuttavia alcune problematiche sono rimaste e si è cercato di adottare soluzioni che potessero, da un lato, migliorare appunto le immagini e, dall’altro, non sovraccaricare troppo il sistema computer e quindi favorire un rallentamento durante un videogame. Cerchiamo adesso di capire cosa sia l’aliasing e l’antialising.

Cos'è l’aliasing

Sarà capitato a diverse persone di vedere un’immagine (anche ingrandita) di un computer e di osservare una sorta di scalettatura o frastagliatura della stessa. Tale problema si verifica quando un segnale (o un’immagine, come in questo caso) a bassa risoluzione viene mostrato ad alta risoluzione. Il fenomeno dell’aliasing quindi avviene quando oggetti curvi e lisci devono essere trasformati o ingranditi. Ricordiamo infatti che i pixel sono piccole lucine di forma rettangolare e non sferica.

Di conseguenza, è necessario adottare dei sistemi che riducano l’effetto aliasing durante lo svolgimento di un gioco ad esempio, permettendo così di ammorbidire le linee e smussarne i bordi, al fine di migliorare le immagini e la loro definizione. Questo effetto grafico distorsivo, comunque, tende ad essere molto evidente e problematico soprattutto con i videogames, la cui qualità visiva è migliorata moltissimo in questi anni. Tuttavia è stata trovata la soluzione a tutto questo e si chiama appunto filtro “anti aliasing”.

L’anti aliasing nei computer

Come abbiamo accennato, il sistema anti aliasing rappresenta una tecnica per ridurre l’effetto aliasing, quindi non è altro che un filtro che viene applicato agli oggetti di forma curva, al fine di ridimensionare le scalettature determinate dai pixel e renderli appunto maggiormente “lisci”. Questo filtro naturalmente non elimina il problema in maniera definitiva, ma almeno lo ridimensiona. D’altra parte però, l’applicazione di tale tecnica può risultare pesante e quindi rallentare il computer e la loro scheda video.

Comunque, esistono anche diverse tecnologie di anti aliasing, che si differenziano per la loro efficacia ma anche per la pesantezza sul funzionamento ideale dell’intera scheda video del computer. Abbiamo, ad esempio, il sistema Supersempling Anti-Aliasing (SSAA) che rappresenta la tecnica maggiormente pesante per la scheda video ma consente, ad alti livelli come con SSAA 4x, di eliminare qualsiasi genere di problema di scalettatura. Nel corso del tempo, comunque, tale sistema sta andando verso la sostituzione.

Poi esiste anche la tecnica Multisampling Anti-Aliasing (MSAA), che rappresenta quello maggiormente utilizzato e tende ad agire soltanto sui bordi dei poligoni e non su tutta l’immagine (come invece avviene col sistema SSAA). Infatti, l’effetto aliasing viene ridotto attraverso un filtro, che agisce sul bilanciamento complessivo dei colori. Tale tecnologia non raggiunge l’efficacia di quella precedente anche se i livelli restano comunque alti, tuttavia resta la sua pesantezza sull’efficace funzionamento della scheda grafica.

Esistono anche altre tecnologie, come ad esempio quelle Fast Approximate Anti-Aliasing (FXAA) e Morphological Anti-Aliasing (MLAA). Entrambe sono cosiddette di tipo “postprocessing” e quindi agiscono successivamente alla creazione dell’immagine e non prima, come le precedenti tecniche. La loro qualità complessiva è considerevole (peggiore tuttavia di altri sistemi), ma impattano in misura minore sulla scheda video del computer e quindi, in generale, sul dispendio di energie e risorse di quest’ultimo.

L’anti-aliasing nell’esperienza di gioco

Nel momento in cui iniziamo un videogioco in prima persona con modalità sparatutto, una delle primissime cose che si controllano sono le impostazioni grafiche: queste dipendono dall’attivazione o meno dell’anti-aliasing. Generalmente chi gioca occasionalmente è tenuto ad attivare l’anti-aliasing, incrementando la qualità delle impostazioni grafiche e ottenendo un’esperienza da giocatore più viva e intensa. Purtroppo l’anti-aliasing incrementa notevolmente il carico della CPU della console, questo significa avere a che fare con maggiori informazioni da elaborare. Se si pensa infatti agli eSport, questi vengono ridotti alla loro essenzialità, fino all’osso. Questo avviene perché chi può definirsi un giocatore professionista, non ha la necessità di visualizzare i fischietti grafiche, ma ha bisogno soltanto della sua esperienza di gioco. Chi gioca occasionalmente non vive questo problema, anche perché tiene in considerazione la potenza tecnologica di cui si dispone.

Ma cosa succede all’anti-aliasing nei giochi FPS? Generalmente la frequenza di riproduzione dei fotogrammi per secondo, quando si usa l’anti-aliasing nelle tipologie di gioco FPS viene abbondantemente ridotta. L’impatto però cambia in base alla scheda grafica di cui si dispone, perché nonostante l’anti-aliasing migliori la qualità dell’immagine, si carica sempre parallelamente la GPU della scheda durante l’elaborazione dei frame. L’esperienza di un giocatore può effettivamente cambiare in relazione alla qualità e alla presenza di dettaglio di gioco durante la partita. Infatti, in base alla scheda grafica e alla qualità del monitor con cui si sta giocando (insieme ad impostazioni come la nitidezza e la risoluzione), l’immersione dentro la partita cambia. Chiaramente i professionisti preferiscono perdere qualità ma non prestazione sul gioco, per avere il vantaggio sull’avversario e quindi avere più possibilità di vincere la partita. Insomma la performance di una partita è chiaro non dipenda esclusivamente dalle settings di un gioco ma, queste, possono dare una resa diversa nell’immersione del giocatore all’interno della partita.

Autore: Enrico Mainero LinkedIn

Immagine di Enrico Mainero

Dal 2011 Direttore Responsabile e Amministratore unico di ElaMedia Group SRLS. Mi dedico prevalentemente all'analisi dei siti web e alla loro ottimizzazione SEO, con particolare attenzione allo studio della semantica e al loro posizionamento organico sui motori di ricerca. Sono il principale curatore dei contenuti di questo Blog (assieme alla Redazione di ElaMedia).